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Un passo indietro dalla follia

Nel panorama musicale italiano contemporaneo, “Un passo indietro” si presenta come una canzone che fonde perfettamente attualità, introspezione e ritmo, mescolando elementi di jazz pop con un pizzico di Latin e un’anima profondamente emotiva. Sullo sfondo di un mondo agitato da tensioni geopolitiche, il brano riesce a tradurre l’impotenza individuale in una danza catartica, un tentativo musicale di resistenza esistenziale.

Sonorità e arrangiamento

Il brano si apre con un pianoforte brillante e ritmico, subito accompagnato da un sax giocoso che richiama le atmosfere dei jazz club italiani degli anni Sessanta, ma con un groove moderno e solare. Il ritmo latino sottolinea il desiderio di evasione: si balla non per festeggiare, ma per dimenticare. È un jazz pop che sorride con malinconia, come solo certa musica italiana sa fare.

Il testo: tra cronaca e umanità

Le liriche affrontano un tema di scottante attualità: i raid israeliani alle centrali nucleari iraniane, con un chiaro riferimento a Benjamin Netanyahu, definito implicitamente come “uomo malato” – non tanto per una condizione fisica, ma per una visione del mondo segnata dalla guerra e dal potere. Eppure, nonostante il peso del tema, il testo mantiene un tono umano, mai retorico.

“Il mondo gira, gira troppo / E io rimango qui / Con questo pianoforte che suona / Per non sentire più”

Questi versi rappresentano il cuore del brano: il protagonista è un semplice cittadino, travolto da eventi che non può controllare, che reagisce rifugiandosi nella musica, nel ritmo, nel ballo. “Un passo indietro” diventa così non un gesto di vigliaccheria, ma un atto di sopravvivenza emotiva, un invito a ritrovare l’armonia personale in un mondo che sembra impazzire.

Un ponte tra politica e poesia

Il testo riesce in un’impresa rara: parlare di politica senza diventare propaganda, usando immagini semplici ma potenti. Il brano non cerca soluzioni, ma riconosce il diritto umano di cercare la pace nel proprio piccolo, di “fare un passo indietro” non per arrendersi, ma per osservare meglio, respirare e ricominciare da sé.

Conclusione

“Un passo indietro” è più di una canzone: è una dichiarazione di poetica civile, un piccolo inno jazz pop per chi non vuole arrendersi alla brutalità del presente. Tra il suono caldo del sax e la leggerezza di una danza latina, questo brano ci ricorda che non c’è nulla di sbagliato nel volersi allontanare, anche solo per un attimo, dal rumore del mondo.

Una canzone attuale, sincera, che potrebbe facilmente diventare un inno generazionale per chi ancora crede che la musica possa essere un rifugio – e forse, una forma di resistenza.

Testo:

[Verse 1]
Stamattina ho letto
Le notizie al caffè
Un altro raid, un altro grido
Ma io che cosa posso fare?

[Pre-Chorus]
Il mondo gira, gira troppo
E io rimango qui
Con questo pianoforte che suona
Per non sentire più

[Chorus]
Un passo indietro, un passo indietro
Dal caos che non finisce mai
Un passo indietro, un passo indietro
Ballo per dimenticare

[Saxophone Solo]

[Verse 2]
Netanyahu e le sue guerre
L’Iran che risponde sempre
Centrali nucleari, paure vere
Ma io voglio solo vivere

[Pre-Chorus]
Il mondo gira, gira troppo
E io rimango qui
Con questo ritmo che mi porta
Lontano da tutto così

[Chorus]
Un passo indietro, un passo indietro
Dal caos che non finisce mai
Un passo indietro, un passo indietro
Ballo per dimenticare

[Bridge]
Non sono un politico
Non sono un guerriero
Sono solo un uomo
Che cerca il suo sentiero
(Un passo indietro)
(Un passo indietro)

[Chorus]
Un passo indietro, un passo indietro
Dal caos che non finisce mai
Un passo indietro, un passo indietro
Ballo per dimenticare

[Outro]
Il jazz mi salva l’anima
Il ritmo mi porta via
Un passo indietro dalla follia
Per trovare l’armonia